In una delle sue opere più conosciute, intitolata Campo Cerrado e facente parte della serie El Laberinto Mágico, Max Aub fa dire a uno dei suoi personaggi che le rivoluzioni le decidono i capi, le fanno i popoli, le eseguono i militari e le consolidano le burocrazie.
Ed è proprio quest’ultime, le burocrazie, che alla fine mostrano la mano più ferma di tutti questi attori rivoluzionari, una mano simboleggiata dalla scrivania o sportello che separa i funzionari dagli amministrati e che, in numerose occasioni, sottopone questi ultimi alla volontà discrezionale di quelli. Esempi di questo soggiogamento, rafforzato – se possibile – da un’ondata legislativa incessante che dà luogo a interpretazioni e/o applicazioni normative spesso arbitrarie, sono vissuti quotidianamente da imprenditori, professionisti e privati, senza che nessuno voglia, possa o sappia fermarlo o almeno limitarlo o riorientarlo, con la conseguente regressione di diritti e libertà.
Un’affermazione del genere può sembrare esagerata e richiedere qualche precisazione, ma non così tante se si considera il Rapporto Spagna 2018, redatto dal Consiglio Imprenditoriale per la Competitività e recentemente presentato da tale Consiglio ai media, nel quale si insiste più volte sull’urgente necessità di ridurre gli oneri amministrativi per migliorare efficienza e competitività. Tuttavia, a mio avviso, il problema non risiede solo negli oneri amministrativi, che esistono ed aumentano quotidianamente, ma anche nel modo in cui i funzionari li affrontano e li trasferiscono agli amministrati, come dimostrano, tra altri esempi tratti dall’esperienza quotidiana, le difficoltà nell’ottenere il Numero di Identificazione dello Straniero (NIE), necessario per poter partecipare alla costituzione di una società come socio o amministratore e per poter operare con essa. Se si presenta una procura rilasciata all’estero, ci si può trovare nella situazione in cui alcuni Dipartimenti la accettano – come l’Agenzia delle Entrate – mentre altri no – come il Ministero dell’Interno –, senza riuscire a comprendere i criteri adottati da uno o dall’altro.
Un altro esempio riguarda la legalizzazione di documenti pubblici stranieri o destinati all’estero, soprattutto nei casi in cui non si applichi la legalizzazione unica rappresentata dall’Apostille dell’Aia, poiché il paese in questione non è parte della XII Convenzione dell’Aia del 5 ottobre 1961 che ha abolito l’obbligo di legalizzazione dei documenti pubblici stranieri. In questi casi ci si deve confrontare con una catena di autenticazioni individuali che coinvolgono diversi Dipartimenti – Giustizia e Affari Esteri – e Consolati – il Consolato o la Sezione Consolare del paese interessato – in cui i documenti richiesti possono variare da un Dipartimento all’altro e persino all’interno dello stesso Dipartimento a seconda del funzionario di turno: se si agisce in rappresentanza di una società straniera, Giustizia potrebbe non richiedere la procura, mentre Affari Esteri sì; e all’interno di quest’ultimo, un funzionario potrebbe non farlo mentre un altro sì, con ripercussioni negative su produttività e competitività. E la sicurezza giuridica?…
Antonio Viñal
Antonio Viñal & Co. Avvocati